Nello squallore cementizio della costa pescarese, dove solo in pochi tratti è possibile ancora vedere il mare tra le strutture ormai fisse degli stabilimenti balneari, le uniche zone con una certa naturalità si conservano ancora presso il porto canale. Rispettivamente a nord, con la spiaggia dunale della madonnina,e a sud, con la vasca di colmata.
Entrambe queste zone hanno origine artificiale, e la loro biodiversità sta a testimoniare come la natura, se le viene lasciato uno spazio non disturbato, riesce a ricreare in alcuni anni ciò che l'uomo ha distrutto irrimediabilmente decenni prima.
La spiaggia della madonnina si è formata in seguito alla costruzione della diga foranea alla foce del fiume Pescara, che ha provocato l'insabbiamento dei trabocchi del molo nord,di tutto il porto canale, nonchè il riversarsi dell'inquinamento fluviale lungo la costa.
La vasca di colmata è situata tra il molo sud,e quello del porto turistico,ed è stata realizzata per accogliere i fanghi derivanti dal dragaggio del porto canale sul fiume Pescara. Così,nel corso degli anni, da semplice bacino di acqua marina, man mano che vi venivano sversati i fanghi,la profondità è diminuita fino all'emersione graduale di zone limoso-sabbiose. In breve era diventata luogo di sosta per l'avifauna stanziale e migratrice. Degna di nota era la nidificazione di ben 11 coppie di fratino (Charadrius Alexandrinus) nel 2010.
Parallelamente si era arricchita sotto il profilo floristico, perchè l'innalzamento leggermente sopra il livello marino, unito alle piogge e
alla vicinanza del fiume, avevano ricreato le condizioni ambientali delle praterie alofile, che sicuramente, secoli fa, caratterizzavano le aree di foce e le paludi costiere del fiume Pescara. Nel 2012 appariva come una vasta zona di almeno 2 ettari, a suolo limoso-argilloso-sabbioso,e acqua salmastra in una depressione centrale.
L'intera vasca di colmata in pochi anni era stata quindi ricolonizzata ampiamente da tutte quelle specie alofile costiere, estinte o limitate in piccoli lembi su tutta la costa abruzzese. Tale infatti è il degrado degli ambienti costieri in abruzzo, che una tale estensione e concentrazione di questa vegetazione, non esisteva più da decenni.
Questa oasi salmastra, tuttavia, come suggerisce il nome, è stata di durata effimera, in quanto con la ripresa del dragaggio,tutto ciò che la natura aveva pazientemente ricostruito, è stato seppellito sotto tonnellate di fango, ed ora il livello è diversi metri al di sopra di quello marino. Di tutte le rare piante presenti, non sopravvivono che pochi esemplari sui margini.
Nella stessa vasca si poteva assistere fino al 2012 anche alla zonazione delle varie comunità vegetali in base alla distanza e all'altitudine sul livello marino. Passando cosi, ad esempio, dal salicornieto,alla suaeda maritima, al fragmiteto con qualche esemplare arbustivo di tamerice,pioppo nero, pioppo bianco,e salici.
Un vero peccato dal punto di vista scientifico e naturalistico, se consideriamo che gli ambienti umidi litoranei in Abruzzo ormai non esistono più da tempo, e , se escludiamo la foce del sangro, non esistono da decenni gli antichi stagni salmastri retrodunali, che erano la caratteristica delle foci fluviali e delle fasce dunali dei litorali sabbiosi come quello pescarese.
è interessante l'ipotesi di come tutta quella vegetazione sia arrivata a colonizzare la vasca di colmata dopo decenni di assenza! Le uniche stazioni in abruzzo sono la foce del torrente piomba (stazione estinta), e un minuscolo lembo dietro la barriera di scogli dell'approdo di Torre Mucchia, parecchi km. a sud. Secondo il mio parere, la colonizzazione da parte delle piante alofile è derivante da due fattori : le feci degli uccelli,e le correnti marine. Entrambi hanno trasportato da luoghi distanti (e sicuramente con una naturalità maggiore!) semi, o pezzi di quelle piante, le quali trovando condizioni favorevoli e competizione pressochè nulla, hanno potuto espandersi indisturbate.
A mio parere, Pescara e l'Abruzzo intero, hanno perso un tesoro di biodiversità, seppur di origine artificiale. Un'oasi di pace dove era possibile allontanarsi completamente dall'alienante ambiente cittadino, per ritrovarsi in un luogo dall'anima antica, dove oltre le praterie alofile, era possibile osservare i custodi d'Abruzzo,Gran Sasso e Majella...ed immaginare che probabilmente così doveva apparire il paesaggio e l'area della foce del fiume nei secoli passati.
Ritrovarsi in un crocevia tra fiume...mare...e monti lontani...dove poter scoprire il vero aspetto degli ambienti costieri, e perdersi nell'ascoltare il vento e la risacca.
Un tesoro di biodiversità che è rimasto pressochè sconosciuto a tutti,persino ai botanici. Solo pochi ornitologi,pescatori,e curiosi, che si sono spinti oltre le barriere, hanno avuto la possibilità di ammirarlo nel suo momento migliore.
Di fermarsi al faro rosso del braccio della vasca di colmata...con solo il mare ad est...la città alle spalle. Il tramonto dietro la bella addormentata nel vociare dei gabbiani del porto.
vasca di colmata 2012 da google earth by
Fabrizio Sulli, su Flickr
LA VASCA DI COLMATA DA GOOGLE EARTH, COME APPARIVA NEL 2012
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GABBIANI IN SOSTA PRESSO IL MOLO SUD DURANTE UN TEMPORALE
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IL MONTE CAMICIA E IL GRAN SASSO D'ITALIA DIETRO LA CITTà DI PESCARA
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PRATERIA DI SUAEDA MARITIMA NELLA VASCA DI COLMATA
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SALICORNIA PATULA
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PRATERIA ALOFILA CON VISTA SU MAJELLA E MORRONE
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PHRAGMITES AUSTRALIS
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SICCITà DI FINE ESTATE
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LA DEPRESSIONE CENTRALE, CON LA PRATERIA ALOFILA ANNUALE A SUAEDA MARITIMA E SALICORNIA PATULA. MAJELLA SULLO SFONDO!
Edited by - Fabrizio - - 13/10/2015, 20:58