Salita al monte Meta 2242 mt. (PNA) - il paradiso dei camosci, testo e foto di Fabrizio Di Meo

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view post Posted on 29/10/2008, 16:25

Padre Gran Sasso, Madre Majella

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La Meta, 2242 mt.
Giro ad anello dal rifugio Campitelli per il passo dei Monaci e ritorno per la val Pagana in località Le Forme.


Testo e foto di Fabrizio Di Meo

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Una telefonata al guardaparco qualche giorno prima di affrontare l’itinerario, ci toglie finalmente ogni dubbio su come affrontare senza problemi la visita in una riserva integrale dove la presenza degli escursionisti dovrebbe essere interdetta.
Niente paura.
Possiamo entrare tranquillamente nella riserva seguendo alcune semplici regole comportamentali che vengono pure spontanee per chi ha un minimo senso civico e rispetto per la natura. Il numero chiuso per i visitatori riguarda i mesi estivi di luglio e agosto.

Partiamo dunque per questa nuova avventura in uno degli ambienti più sorprendenti e affascinanti di tutto l’Appennino. Il paradiso dei camosci.

Sveglia alle 4,30 per rispettare l’appuntamento alle 5,30 a Sant’Elia con gli amici di Cassino.

Partiamo in 7 con due auto che ci resteranno utili per la dislocazione delle stesse nei due punti di partenza e di arrivo dell’itinerario. Lasceremo infatti un’auto nel piazzale del rifugio Campitelli da dove inizieremo la salita verso la Meta e l’altra auto nel punto d’arrivo, cioè nel piazzale in località Le Forme, all’inizio della val Pagana.

Si inizia a salire alle 7,30 in una favolosa faggeta, con esemplari secolari “i Tartari” seguendo un evidente sentiero che prende quota dolcemente fino a terminare in una magnifica prateria assolata e ricca di fiori ed erbe d’alta montagna all’altezza di 1750 mt.
Passiamo accanto ai resti di un forte militare di origine borbonica, costruito per controllare la zona e combattere il brigantaggio assicurando così il passaggio a monaci e viandanti che un tempo attraversavano la zona, unico collegamento tra Lazio e Abruzzo.

Di fronte, si staglia con prepotenza il profilo trapezoidale della Meta, la seconda cima del Parco Nazionale d’Abruzzo. Un trapezio che si erge improvvisamente dai prati ed inserito in un contesto paesaggistico di tale bellezza da far rimanere senza respiro.
Molte chiazze di neve sui prati a partire dai 1800 mt. di quota.

Lasciato alle spalle il prato si inizia a salire aggirando il fianco sinistro della Meta in un’ambiente tipicamente alpino tra detriti, ghiaioni, piccoli nevai, ed enormi blocchi calcarei su sentiero a mezza costa, esposto in alcuni tratti, con spettacolari panorami sulle faggete della val Pagana e le cime della Metuccia.

Si arriva al passo dei Monaci, 1967 mt. dopo 2 ore di cammino dalla partenza.

Il passo dei Monaci era un antico collegamento tra Lazio e Abruzzo, sfruttato da commercianti, pastori e dai monaci benedettini dell’epoca. Arrivati al passo, i monaci solevano depositare una pietra, a volte davvero grande, tanto da formare con il trascorrere degli anni, due cumuli alti un paio di metri e ben visibili al centro del pianoro in direzione del monte Forcellone.

Un immane blocco calcareo sarà la nostra “trattoria” dove bivaccheremo per circa un ora prima di riprendere la salita che in 45 minuti ci porterà in cima.
Riprendiamo così l’ultimo sforzo arrancando faticosamente tra massi, erbe e fiori per coprire gli altri 200 metri di dislivello verso la croce di vetta.

Ed eccola finalmente la croce di vetta! Siamo a 2242 mt.
Troviamo altri escursionisti intenti ad osservare il superbo panorama a 360° con vista panoramica dall’isola di Ponza alle cime del Gran Sasso, dal Vesuvio alla Majella.
La croce è montata su una colonnina in pietra posta dall’Istituto Geografico Militare (IGM).
Classica foto di vetta e una meritata sosta di un’ora.

Scendiamo di nuovo giù per bivaccare un altro po’ alla nostra “trattoria”, mentre io e Angela ci separiamo presto dal gruppo, con macchine fotografiche al seguito per trascorrere ben due ore in appostamento ai camosci.

Senza provocare il minimo rumore, senza quasi respirare, strisciando sull’erba per spostarci, aspettiamo pazientemente che loro si abituino alla nostra presenza e finalmente la nostra attesa verrà premiata: saranno loro stessi ad avvicinarsi a noi!!!
Ci rendiamo ben presto conto che ormai ci considerano due “strane rocce semoventi” e innocue. Brucano l’erba vicino a noi, a circa 12-15 metri di distanza. Leccano la neve, bevono nel ruscello, si girano a guardarci con la loro espressione simpatica e incuriosita.

Noi ci parliamo a gesti, talvolta con il solo sguardo.

Che spettacolo emozionante. I nostri cuori battono a mille all’ora… li sentiamo nelle orecchie!!! Abbiamo quasi paura che i nostri stessi battiti facciano troppo rumore e spaventino i camosci, ma è un pensiero paradossale come i tanti che in quei momenti si accavallavano nella nostra mente.

In questo periodo i camosci stanno cambiando il mantello, passando dalla pelliccia invernale al lucido ed elegante mantello rossiccio che nelle immagini che seguono si nota sulla testa e sul collo.

Il gruppo di camosci si allontana lentamente, un po’ disturbato da una coppia di ragazzi ignara della situazione. Poco male, abbiamo fatto circa 100 scatti a testa e siamo stremati.

Ci uniamo di nuovo al gruppo che ha osservato a distanza tutta la scena e iniziamo la discesa.

Un’altra giornata in montagna si è conclusa regalandomi una nuova esperienza mai vissuta direttamente con la natura.
Un pensiero e un ringraziamento va al meraviglioso gruppo di persone con cui ho condiviso questa giornata. Persone accomunate dalla passione per l’ambiente, sensibili e attente, semplici e simpatiche.
Un commento a parte va ad Angela, un vero vulcano di energia che mi ha riempito la testa di informazioni utili e dettagliate su flora e fauna locale.

Un saluto a tutti e a presto per la prossima avventura.




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L'inizio della salita nella faggeta

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All'uscita della faggeta.
La cima della Meta è quella a sinistra.

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Fermi ad ammirare

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Il forte borbonico


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Primi avvistamenti.
Un camoscio riposa sull'orlo del precipizio.

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Uno dei due cumuli di pietre depositate dai monaci di passaggio.
Sullo sfondo il monte Forcellone 2030 mt.


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Una sosta al passo dei Monaci

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Si riprende la salita

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Gino contempla, Angela è nascosta da Sara che improvvisamente scatta...

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Eccola sola verso la cima...

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Il Pratolungo

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La cima

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Giovanni e Marcello.

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A destra Sara e Giovanni

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Io e Giovanni

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Marcello e Giovanni

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Spettacolare veduta aerea dalla vetta della Meta sull'intero percorso ad anello.
Al centro dell'immagine l'erboso monte Miele 1942 mt.
A sinistra la via di salita con l'evidente sentiero, notate il termine netto della faggeta a 1750 mt.
A destra la val Pagana con la via di discesa. Il piccolo laghetto ben visibile si trova nei pressi del parcheggio in località Le Forme, il nostro punto d'arrivo.


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Il gruppo quasi al completo



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view post Posted on 29/10/2008, 18:00

Padre Gran Sasso, Madre Majella

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Qualche scatto durante l'appostamento ai camosci.
Il gruppo sostava su un nevaio. Abbiamo aspettato quasi un ora che scendessero e come infatti ci sono passati accanto.

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In questo periodo, come ho spiegato nella relazione, i camosci stanno completando il cambio del mantello. Collo e testa sono già in veste estiva con il classico mantello bruno-rossiccio, il resto del corpo è ancora ricoperto dalla pelliccia invernale.

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Sulla via del ritorno, lungo la meravigliosa val Pagana con i nevai sotto le pareti della Metuccia.

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La Vedovella alpina

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L'Arnica montana


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